Bartolomeo Colleoni nacque nel 1400 e visse i suoi primi anni come paggio ai servizi di Filippo Arcelli, signore di Piacenza. Successivamente si arruolò al servizio di Alfonso d’ Aragona nelle truppe capitanate dal perugino Braccio da Montone, valoroso condottiero capace quasi di instaurare, con le sue vittorie, uno stato nel centro Italia. Fu sotto il comando del Carmagnola prima e di Erasmo da Narni, di nuovo un umbro, il celebre Gattamelata, che si guadagnò fama e celebrità sposando la politica militare della Repubblica di Venezia. Questi gli anni delle contese e delle rivalità con Milano le cui gesta lo porteranno presto ad esser da tutti riconosciuto insieme a Erasmo, al Piccinino, anch’esso perugino, e a Francesco Sforza come il più autorevole condottiero della penisola. E’ al servizio della Serenissima che collezionerà , appunto, le imprese più memorabili, dalla battaglia di Cremona, a Caravaggio, alla campagna nel Bresciano, nel Bergamasco, nel Parmense, alla battaglia della Sciesa e di Borgomanero. Lo esortano i francesi e lo invoca Pio II ma Venezia non lo molla. La guerra della Riccardina e poi in Romagna sono le ultime sue campagne prima di spegnersi nel 1475 immerso nella stima e bagnato di virtù. Il suo nome tuttavia è legato più a una mirabile opere d'arte: la meravigliosa cappella Colleoni a Bergamo. Prima di spirare il Colleoni inseguì infatti il sogno 'imperiale' di farsi edificare un mausoleo, sepulcrum sibi vivus extruxsit [...] pro patrie munificenzia et imperii maiestate, ed individuò nell’architetto e scultore Giovanni Antonio Amadeo, appena congedato dai lavori della facciata per la certosa di Pavia, il più adatto esecutore. Sarà lui che realizzerà , in piazza duomo, addossata alla basilica di Santa Maria Maggiore, quell’opera dal sapore e dai caratteri squisitamente rinascimentali che incarneranno nel tempo il potere e il carisma del Colleoni. Un’opera di universale bellezza, che adotta una soluzione architettonica in accordo formale con alcuni caratteri della vicina basilica, ma illuminata, attraverso le scansioni ritmiche e la plasticità degli elementi della facciata, le ricche decorazioni e policromie, di una luce raggiante e unica. La tensione dei volumi che si alleggeriscono in altezza, il ricamato rosone centrale, le sculture allegoriche, l’elegante loggia e la tridimensionalità della decorazione dei marmi nelle tre tonalità , meravigliano il visitatore rapito nell’angusta piazza. La parte alta del basamento invece contiene formelle raffiguranti storie bibliche, e quattro della vita di Ercole, che insieme alle statue delle virtù e ai medaglioni di Cesare e Traiano, dei quali amava ritenersi degno discendente, testimoniano la volontà di fondere la religiosità cristiana alla spiritualità pagana; il cammino verso Dio nel tempio che divinizza l'imperatore. Bartolomeo, patronus civitatis, si presenta, pertanto, con una nuova ideologia imperiale, legittimando cristianamente un potere acquisito attraverso l'esercizio delle armi e la fedeltà alla Serenissima. All’interno domina il cenotafio piramidale del Colleoni con la statua equestre del condottiero in legno dorato, realizzata da maestri di Norimberga. Significative le analogie formali con le statue di Cangrande della Scala a Castelvecchio di Verona e il sepolcro di Bernabò Visconti custodito oggi al castello sforzesco di Milano. La fastosità delle sculture dell’Amadeo e degli affreschi affidati a Giovan Battista Tiepolo, non distraggono tuttavia dalla dolcissima tomba dell’amata figlia Medea, che accompagna nel sonno il padre. La riconoscente Venezia, invece, gli tributerà , affidando il progetto allo scultore Verrocchio, l’ autorevole statua equestre nella sua splendida piazza dei Ss. Giovanni e Paolo. Un’opera anch’essa dalle memorie imperiali; Bartolomeo Colleoni a Venezia come Marco Aurelio in Campidoglio.