Il rapporto dialogico tra pittura e musica in Kandinskij

23.11.21 , Arte , Valeria Torchio

 

Vasilij Kandinskij,

Vasilij Kandinskij (Mosca, 1866 – Neully-sur-Seine, 1944), fu un’artista estremamente noto soprattutto per essere stato il padre fondatore ed il precursore dell’Astrattismo. Propriamente, si tratta di quell’arte che aboliva il figurativismo, riducendo le forme a colori e linee non riconducibili ad elementi riconoscibili, traducendosi in opere pittoriche che esulavano dalla rappresentazione di oggetti reali.

Mediante l’arte astratta, l’artista aveva dato vita al connubio tra pittura e musica, sodalizio guidato dalla spiritualità, componente essenziale, nonché vitale, per le espressioni artistiche di Kandinskij, il quale riteneva fosse la quintessenza dell’arte stessa.

Per arrivare alla commistione sopracitata, Kandinskij trasse spunto dal compositore austriaco Arnold Schönberg, il quale ambiva a suscitare nel suo pubblico reazioni istintive, ma allo stesso tempo inaspettate, proponendo un’espressione drammatica degli argomenti da lui trattati.

Vasilij Kandinskij, "Composizione VII", olio su tela (1913) 

La genesi dell’espressione artistica di Vasilij Kandinskij

La pittura di Kandinskij, affondò le sue radici nell’Espressionismo tedesco, attingendone svariati spunti per le sue prime opere. Dai dipinti connessi al movimento, affiorava un’interiorità totalmente spiritualizzata e smaterializzata, ovvero un sentimento espresso in modo aulico, altamente spirituale. Era evidente, inoltre, l’influenza dei Fauves nelle larghe campiture di colore violento, denso e corposo con cui, nel 1909, Kandinskij rappresentò una veduta della cittadina di Kochel (“Kochel: il cimitero e il presbiterio”, olio su cartone).

L’influsso dell’Espressionismo tedesco, trovò terreno fertile nella nascita di “Der Blaue Reiter” (Il Cavaliere Azzurro”), nuova formazione che ebbe vita nel 1911 mediante Kandinskij, Marc, Münter e Kubin. Purtroppo, il gruppo ebbe vita breve: l’ultima mostra fu organizzata nel 1914. Gli artisti del suddetto gruppo, si opponevano alla società contemporanea e, di conseguenza, all’Impressionismo. Secondo loro, bisognava demolire la natura e non riprodurla, al fine di cercare le leggi che essa celava e non accontentarsi delle apparenze. Occorreva, dunque, dipingere la forma ideale, originaria ed essenziale delle cose.

In quel periodo, Kandindkij affidò all’arte la superiore capacità di stimolare la crescita spirituale dell’osservatore. Riteneva, inoltre, che ogni artista dovesse obbedire ad una necessità interiore; pertanto, la scelta dei mezzi espressivi, non poteva che essere ampia e libera, comportando sia l’indirizzarsi verso il Realismo, sia verso l’Astrattismo, ovvero verso l’aderenza della forma all’oggetto della rappresentazione o, viceversa, verso la non riconoscibilità della forma stessa.

Vasilij Kandinskij, "Kochel: il cimitero e il presbiterio", olio su cartone (1909)

Il connubio tra pittura e musica di Kandinskij in “Lo Spirituale nell’arte”

L’incontro tra pittura e musica, affiorò per la prima volta in “Lo Spirituale nell’arte”, testo di fondamentale importanza per l’arte del Novecento, stilato da Kandinskij nel 1909 e pubblicato nel 1911, anno in cui fondò, insieme agli altri artisti menzionati, “Der Blaue Reiter”. Troviamo, infatti, redatto all’interno del suddetto scritto: «Il più ricco insegnamento viene dalla musica. Salvo poche eccezioni, la musica è già da alcuni secoli l’arte che non usa i suoi mezzi per imitare i fenomeni naturali, ma per esprimere la vita psichica dell’artista e creare la vita dei suoni. Un artista che non abbia come fine ultimo l’imitazione, sia pure artistica, della natura, ma sia un creatore che voglia e debba esprimere il suo mondo interiore, vede con invidia che queste mete sono state raggiunte naturalmente e facilmente dall’arte oggi più immateriale, la musica.».

Le riflessioni sui rapporti tra pittura e musica, convinsero Kandinskij che la pittura doveva sempre essere più simile alla musica e che i colori dovevano sempre più assimilarsi ai suoni. La musica, infatti, è pura espressione di esigenze interiori e non imita la natura: dunque, è di per sé stessa astratta. Anche la pittura, secondo l’artista, doveva essere astratta, abbandonando la “mimesis”, l’imitazione di un modello, di ascendenza classica greco-romana. Solamente una pittura astratta, cioè non figurativa, in cui le forme non hanno attinenza con alcunché di riconoscibile, liberata dalla dipendenza con l’oggetto fisico, può dare vita alla spiritualità.

Il dialogo tra pittura e musica nelle opere di Kandinskij

Kandinskij aveva distinto tre stadi di differenziazione nel percorso di astrazione della sua pittura, caratterizzati da ciò che egli stesso denominava “diverse fonti”. Si trattava, propriamente, dei tre gruppi di opere più famose dell’artista, intitolate, non a caso, attingendo dal lessico musicale: “Impressioni”, “Improvvisazioni” e “Composizioni”. Nel corso della sua vita, realizzò complessivamente 6 “Impressioni”, 36 “Improvvisazioni” e 10 “Composizioni”.

Prendendo in analisi le tre opere capostipiti dei tre gruppi, “Impressione III (Concerto)” (1911), rappresenta un’elaborazione pittorica dell’emozione provata durante un concerto di pianoforte. La riconoscibilità è un dato comune a tutte le “Impressioni”, infatti, si scorge chiaramente il pubblico e il pianoforte, raffigurato come una macchia nera che si staglia su uno sfondo giallo, colore che incarna il calore spirituale.

In “Improvvisazione 7” (1910), nel cui insieme si individua una regola geometrica, una prospettiva che fa convergere oblunghe masse colorate verso un orizzonte, è però difficile, se non impossibile, associare le forme a qualsivoglia elemento riconoscibile, né è possibile dar loro un nome per analogia con oggetti o forme note. Lo stesso artista, d’altro canto, amava parlare di “linguaggio segreto” per tali sue opere.

Sono le “Composizioni” l’aspirazione e l’ispirazione più auliche del Kandinskij del secondo decennio del Novecento. In “Composizione VI” (1913), non c’è più nulla di riconoscibile; l’artista si è liberato totalmente dalla schiavitù della natura e delle sue forme, rivelando la potenza di un colore la cui visione è del tutto emotiva e spirituale. Il dipinto rappresenta il cosiddetto “Astrattismo lirico”, mediante la raffigurazione di una sinfonia di colori e di linee che fanno dialogare l’anima e le vibrazioni interiori. È un’opera che non cerca riferimenti esterni.

 Le tre opere capostipiti dei tre gruppi di Kandinskij. In alto a sinistra: "Impressione III (Concerto), olio su tela (1911); in alto a destra: "Improvvisazione 7", olio su tela (1910); in basso: "Composizione VI", olio su tela (1913)

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