Sul fronte esterno attaccata dal terrorismo, su quello interno dalla sempre più imminente Brexit, Londra non si arrende, sopravvive, si rialza e i suoi giovani abitanti continuano a fare ciò che sanno fare meglio: creare. Non è un caso che la maggior parte delle sottoculture più degne di nota si siano prima sviluppate nelle strade di questa sorprendente città e poi diffuse successivamente in tutto il mondo. Basti pensare ai Mod, che per primi si sono ribellati ai dettami dei propri genitori e hanno creato uno stile non solo nell’abbigliamento ma anche nel modo di vivere o ai Punk che fecero dei vestiti e della creatività, il proprio strumento di critica della società contemporanea. Da allora la moda non è stata più la stessa, perché da quel momento divenne cool ciò che veniva dalla strada, ciò che si trovava nei mercatini dell’usato, lo si comprava e a casa veniva accorciato, tagliuzzato e modificato secondo la personale inventiva, ottenendo pezzi unici. Questa “filosofia di stile” è ancora diffusa tra le nuove leve londinesi. È doveroso ricordare che una delle caratteristiche di questa città è proprio fornire stimoli e fonti di ispirazione continue grazie alla multietnicità che la contraddistingue. Attualmente, non a caso, una delle zone più culturalmente vivaci di Londra è Dalston. Questo quartiere situato nell’East End nella zona di Hackney fino a qualche anno fa godeva di pessima reputazione, in quanto abitato solo da extracomunitari. Negli ultimi anni sta vivendo una vera e propria rinascita, grazie anche alla riapertura della stazione “Dalston Junction” e della metro. La sera è frequentato da giovani, sia per i vari night club che per il clima rilassato che si è creato. Lo stile di questo quartiere può essere definito “urban-ghetto” e la sua essenza si esprime grazie al sopravvissuto mercatino all’aperto, chiamato come la strada che lo ospita: “Ridley Road Market”. L’esperienza che se ne trae è multisensoriale, immersi in un ritmo reggae e in profumi di spezie, emerge la vera natura multietnica: si vendono infatti cianfrusaglie, abiti, e Cd provenienti dall’Africa e dai Caraibi. Sono presenti innumerevoli stock di tessuti dai quali si riforniscono studenti alla ricerca di nuove fonti di ispirazione a basso costo. Proseguendo nella zona di Hackney si arriva a Shoreditch, quartiere ormai famoso per la sua eccentricità. Non c’è da stupirsi se alzando gli occhi ci si imbatte in palazzi riempiti da graffiti del famoso Bansky. Nonostante questo sobborgo non si possa più definire emergente, ospita alcune tra le più prestigiose Università di Arte e di Moda, frequentate da studenti provenienti da tutto il mondo, una miscela alquanto esplosiva. Questi giovani camminano a testa alta, ognuno con la propria storia, cercando di differenziarsi l’uno dall’altro indossando vere e proprie opere d’arte create da loro stessi. Qui la creatività è viva ed è la parola d’ordine. La zona brulica di negozi di stilisti emergenti ed affermati, ma non solo. Vicino a Liverpool Street Station si trova l’Old Spitafield Market, differente da quello di Dalston, più occidentalizzato, ma il principio rimane lo stesso, prodotti provenienti da culture e luoghi diversi venduti nel solito posto. Lo Spitafield offre anche bancarelle gastronomiche e veri e propri ristoranti di tutte le etnie. Londra è proprio questo, una fucina di proposte, spesso nate spontaneamente, un concentrato di stimoli e creatività generato dalla convivenza di etnie profondamente diverse tra loro che però insieme riescono a creare tendenze di cui prima o poi i big brand si approprieranno proponendole come (proprie) novità.
Eleonora Maestrelli