Un manipolo di eroi colti appassionati visionari si inventano cose strane e astruse che scandalizzano l’opinione pubblica come già successo e visto in passato nelle rivoluzioni nel mondo dell’arte, della moda, dell’arredamento, delle arti visive.
Un tappezziere “sovversivo” e reazionario di Bologna convince un architetto milanese che stava già realizzando case operaie per Adriano Olivetti, a progettargli una poltrona
Cerca di portarla in Triennale ma lo cacciano, lui tappezziere senza titoli non può entrare in quel luogo di cultura, il furgone viene allontanato…
Allora lui prende quella poltrona, se la mette in testa, quasi per nascondersi il viso da tappezziere, e entra noncurante nel Salone d’Onore e la piazza lì… Dopo quel gesto reazionario la gente “che conta” si accorge di lui e nasce Digamma di Ignazio Gardella, il primo pezzo della nuova avventura di Dino Gavina.
Contemporaneamente un certo Sergio Camilli trascina l’emigrante tirolese Ettore Sottsass e gli Archizoom, tutti nati toscani, nella sua officina di Agliana, Pistoia e nascono forme che scandalizzano la gente, che si fa il segno della croce per rimediare al peccato che quelle cose fanno pensare…
E poi l’Arflex di Pirelli ti inventa la gommapiuma e ci fa divani, con Marco Zanuso prima e Cini Boeri dopo e nasce il nuovo linguaggio del divano.
Giulio Castelli e Michele Pistorio inventano la Kartell con il “moplen” di Montedison, appena scoperto dall’ing. Natta poi premio Nobel e già professore di Castelli, e fanno nobile quel nome dispregiativo di plastica convincendo Castiglioni, Colombini, Zanuso, Giò Colombo e la stessa Anna Castelli Ferrieri a utilizzarla e a nobilitarla…
Poco dopo, ancora Dino Gavina con Arturo Heisenkeil fonda a Merano la Flos, nome latino per dire fiore, e fanno fior di lampade a partire da quella plastica soffiata che si chiama cocoon e che fa anche nuvolette leggere…
Intanto le vetrine della Rinascente per opera di Roberto Sambonet portano in Italia tutto il design nordico, Alvar Aalto in primis che la sa lunga e pensa, con gli altri scandinavi, al mobile funzionale, senza inutili orpelli e decori, e insegnano ai nuovi designer nostrani Castiglioni, Stoppino, Gregotti, Meneghetti, più attratti dal neoliberty mediterraneo, che il mobile si deve liberare da segni inutili…
Intanto Ignazio Gardella e Luigi Caccia Dominioni si fanno per primi autoproduttori, con il magico nome di Azucena, e anch’essi con fanatismo e ironia iniziano la nostra storia del bel design.
Ma veri i promotori del progetto industriale, nel mondo della casa e soprattutto dell’ufficio, sono gli Stati Uniti, quel Paese di colonizzatori che ospita i profughi fuoriusciti dalla Germania nazista e li accoglie nelle sue terre, nelle aziende formidabili dirette da uomini spesso di pura razza ariana: da una parte i Knoll, eredi dei Krupp di Essen che producevano armi per il Terzo Reich, e dall’altra gli "Herman Miller".
E al loro interno un vivaio di creatività geniale da Mies van der Rohe, Eero Saarinen, Harry Bertoia, la stessa Florence Knoll, e dall’altra i due, Charles e Ray Eames con George Nelson e sono la vera autentica sorpresa del vero e nuovo progetto industriale.
La Germania ci aveva già messo del suo con la rivoluzione provocata da Peter Behrens per AEG e poi ci si mette tutta la scuola del Bauhaus con Walter Gropius in testa.
Tutto il mondo di colpo, acquisiti da tempo i principi e i mezzi della rivoluzione industriale e quindi l’avvento di nuove energie che permettono all’industria di rappresentarsi e raccontarsi, mette il disegno industriale in pole position.
L’intenzione di creare nuove protesi per l’uomo diviene sempre più imperativa e sempre più legata ai valori che in qualche modo la caratterizzano.
Enrico Baleri