Ridisegnare la salute con la parola

14.05.24 , Lifestyle , La Redazione

 

Ridisegnare la salute con la parola

Quanto contano la parola, le espressioni, l’empatia trasmessa attraverso un linguaggio attento e accorto di fronte a una patologia? Ce lo spiega con dovizia di particolari Nicola Gardini autore del libro “Io sono salute” edito da Aboca Edizioni.

In questo libro autobiografico, che rappresenta anche una testimonianza diretta di quello che è stato vissuto nella sofferenza di chi era affetto da una malattia letale – cioè il suo compagno di vita -, l’autore mette in evidenza alcune sue riflessioni circa il rapporto tra salute e parola, arrivando ad affermare addirittura che la letteratura stessa è salute in quanto è l’unico strumento capace di spiegare la forza e la debolezza dell'essere umano in ogni suo aspetto di vita, di salute, di malattia e di morte.

“Siamo abituati sin da piccoli – sostiene l’autore - a credere che la salute sia l'opposto della malattia e che riguardi il funzionamento del corpo. Dimentichiamo che la salute è una condizione assai più complessa e metaforica, che è costruita e non data, che riguarda lo spirito più ancora che il corpo, che non è fissa ma si adatta alle circostanze e ai momenti della vita individuale e al contesto storico, che non è soltanto affare privato ma è anche una questione sociale, anzi politica perché star bene significa vivere armoniosamente nella Polis”.

La malattia e la salute non sono concetti antitetici: la salute non è qualcosa che si perde, non è uno stato originario, una condizione universale e ideale ma è qualcosa che si cerca a seconda dei momenti storici, le fasi della vita individuale, i caratteri e i contesti socio-economici e culturali, sempre provvisori, rinnovati e rinnovabili.

Secondo la sua visione la vita delle persone malate non è finita, sebbene sia trasformata, anzi continua anche grazie a una nuova salute, pur sapendo che non durerà in eterno e che andrà sostituita da un'altra salute e da un'altra ancora fino alla fine dei giorni.

“Quando la morte avverrà – afferma Gardini - ci troverà ognuno in una certa salute e sarà questo il compimento di tutte le nostre saluti provvisorie abbandonate via via sul cammino della nostra volontà di vita. La salute del corpo è temporanea, il medico anche se te la restituisce non te la può garantire, lo spirito invece è curato tutto, una volta per sempre. Dobbiamo andare avanti con le nostre forze, coltivare lo spirito attraverso la determinazione e l'immaginazione, non aspettarsi niente dagli altri. La volontà di salute è la volontà di vita”.

Nel testo sono presenti anche numerose citazioni di filosofi che trattano la relazione tra vita, salute e morte. Lo stesso Seneca chiosava: “Quotidianamente moriamo, quotidianamente ci viene tolta una qualche parte della vita e nello stesso momento in cui cresciamo, decresce la vita”. Del resto anche dopo la morte, attraverso i racconti, la storia e la poesia narrata dagli altri, si rimane in vita. La salute è vivere attraverso gli altri sia da vivi che da morti e anche dopo la morte si potrà lo stesso continuare a vivere per lo meno nel pensiero delle persone.

La salute, che è la nostra ombra, non può staccarsi dal nostro corpo. Quando ci ammaliamo sembra che la perdiamo invece è sempre lì che aspetta la giusta luce, la volontà di poter allungare la vita. Una persona malata di un virus come l'aids, come racconta l'autore, deve considerare la malattia non come una sinistra sventura, ma come la propria salute, trasformando la costrizione in libertà. Non si tratta di accettazione né di rassegnazione che sono concetti che non implicano alcuna crescita spirituale e intellettuale ma presuppongono solo una passiva resa dell'immutabile. Si tratta invece di una decisione. Malattia e coscienza della malattia vanno di pari passo, sono interdipendenti, si ammala il corpo ma si ammala anche l'animo, si ammala il linguaggio. Consapevoli che c'è qualcosa di estraneo che è entrato dentro al proprio corpo e ci toglie una parte di noi.

E allora, che ruolo deve ricoprire il malato? La sua missione è quella di cercare di riconsiderare il suo passato, deve riscrivere la storia della sua vita e trovare all'interno della trama un po' di spazio anche per questa spiacevole novità. Raccontarsi una storia lo aiuta a vincere l'angoscia e a ritenersi ancora padrone della sua vita, al contrario degli effetti della malattia che danno l'impressione che la vita se ne vada per i fatti suoi.

Vivere una malattia seppur molto brutta e pericolosa, ti porta a intraprendere un nuovo percorso, a incrociare tante strade nuove costringendoti a dei percorsi che non avresti mai immaginato. Non esiste una malattia che si possa separare da una storia personale. Una storia è il racconto di qualcosa con cui identifichiamo la vita vissuta e la salute diventa così un racconto perennemente rinnovato.

“Tutti noi possiamo portare salute agli altri – chiosa Gardini - e questa cura è fatta di parole, attenzioni e amore. Per curare gli altri e noi stessi dobbiamo prenderci prima di tutto cura della parola che ha la capacità di curarci attraverso le promesse che ci danno salute”.

Non dobbiamo dimenticarci che la malattia fa parte della vita stessa di una persona e che prima o poi sopraggiunge con diverse intensità, rendendo il nostro percorso esistenziale più o meno lungo. Tutti in un modo o nell'altro da adulti siamo malati. Il malato è un pensatore che pensa e ripensa costantemente la sua vita passata cercando di immaginare come sarà quella futura seppur affetto da malattia. I malati sono tutti diversi tra di loro e le differenze dipendono dalla gravità delle condizioni di ciascuno, della durata e del livello di sofferenza fisica e mentale e naturalmente dal carattere delle persone.

“Eppure qualcosa lega tutti i malati – conclude Nicola Gardini -, cioè un universale pensiero della malattia che io definisco ‘malatezza’ che è una condizione che gli altri stabiliscono per noi, i medici in particolare. Tuttavia, il medico non si dovrebbe limitare a essere un diagnosta o un curatore o guaritore piuttosto dovrebbe aiutare il malato a costruire il suo romanzo. Il confronto tra medico e malato è un confronto tra linguaggi, quello pubblico della scienza e quello privato della coscienza, quello oggettivo dell'osservazione e quello soggettivo dell'esperienza, quello della diagnosi presente e quello della ricognizione retrospettiva”.

In sostanza, dobbiamo considerare la malattia non come una variazione della dimensione della salute ma come una nuova dimensione della vita. Quando si ammala un familiare tutta la famiglia è malata, e quindi tutta la famiglia si impegna a ritrovare la salute in termini ideali. I familiari devono essere in grado di capire il malato, aiutarlo incoraggiarlo e dargli un po' di salute, di amore. La cura verso la persona che si ama va oltre i limiti dell'estinzione fisica, la persona anche quando morirà rimarrà impressa nella mente delle persone e sarà ancora viva dentro di noi perché in qualche maniera la sua salute era anche la nostra e viceversa. La salute è la volontà di decidere per sé, è la volontà di avere coraggio, cercando di nutrire l'interiorità perché la salute è libertà.

 

 

 

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