Fai il Fondo Ambiente Italiano a difesa della natura e della storia

Martedì, 09 Giugno 2015,
Il FAI (Fondo Ambiente Italiano) promuove la salvaguardia della natura e dell’ambiente realizzando attività di recupero di primaria importanza. É presente in situazioni di criticità ambientale e di degrado storico. L’intervista all’Avvocato Nives Tei, presidente FAI della Regione Umbria, è finalizzata a diffondere e/o allargare attraverso la sua autorevole esperienza la conoscenza del FAI e della sua funzione nella società italiana.  Avvocato Tei, iniziamo con il chiederle quali sono le origini, la finalità e la mission del FAI. “Il FAI, Fondazione nazionale senza scopo di lucro, da 40 anni cura in Italia luoghi speciali per le generazioni presenti e future; promuove l’educazione, l’amore, la conoscenza e l’apprezzamento per l’ambiente, il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione; vigila sulla tutela dei beni paesaggistici e culturali, nello spirito dell’articolo 9 della Costituzione. Sono cinquanta tra castelli, ville, abbazie, botteghe storiche, boschi e aree naturalistiche i luoghi donati o affidati al FAI perché se ne prenda cura e li tuteli”.    I vostri cinque principi ispiratori: conoscenza, concretezza, coerenza, indipendenza, qualità  fino a che punto vi permettono di “forare” la realtà ambientale per risolverne i problemi e come si collocano nell’ambito delle istituzioni non sempre attente al degrado che ci circonda e in qualche caso ci sommerge? “Il FAI crede moltissimo nei cinque principi ispiratori e grazie a questi la Fondazione ha ottenuto nel corso degli anni, da parte dei suoi interlocutori, riconoscimenti e autorevolezza. È stato un percorso molto faticoso e impegnativo che però ha dato i suoi frutti. Riguardo alle tematiche ambientali, che aprono scenari di problematiche e possibilità davvero vastissimi, la Fondazione si pronuncia solo dopo aver approfonditamente valutato ogni singolo caso con l’ausilio di persone competenti in materia. Riteniamo della massima importanza tenere presente chi siano i nostri interlocutori e agire confrontandoci con le autorità competenti e le Soprintendenze preposte”. Reputo che l’attività più visibile del FAI sia la ricerca e la sistemazione di siti architettonici e naturalistici abbandonati, sepolti e degradati. Con quali mezzi, oltre alle segnalazioni spontanee, vi prendete cura dei mali della natura, in quell’immenso “ospedale da campo” che è l’ambiente, la storia e l’arte che l’uomo è riuscito a violentare in molte componenti? “Come già ricordato, uno dei punti della mission del FAI è la sensibilizzazione nei confronti del grande patrimonio d’arte e di natura che ci circonda. Promuovere l’educazione e la conoscenza dell’ambiente, del paesaggio e del patrimonio storico-artistico ci aiuta a prevenire ed a intervenire nel caso di situazioni di degrado. É, inoltre, di grande rilevanza il lavoro dei volontari del FAI a livello locale. Un altro strumento che la Fondazione attiva è sicuramente il censimento dei Luoghi del Cuore, svolto in collaborazione con Intesa San Paolo, del quale si è recentemente conclusa la settima edizione che ha registrato oltre 1.600.000 segnalazioni pervenute grazie anche all’impegno di comitati spontanei locali”.   Quali sono i mezzi di diffusione che utilizzate per farvi conoscere dalla popolazione? “La maggiore diffusione della conoscenza della Fondazione è data dai  canali web e social e dagli spazi che anche la televisione - sia nazionale che privata - ha dedicato all’attività del FAI. Oggi il Fondo è presente su tutti i maggiori social; solo il sito delle Giornate FAI di Primavera, recentemente conclusesi, ha contato nell’arco di due settimane su circa 1 milione di visitatori. Altro veicolo importante sono gli articoli apparsi sulla stampa nazionale e locale e sui maggiori periodici”. Una domanda molto personale. Qual è stata la molla che l’ha spinta ad abbracciare così tenacemente i principi del FAI fino a farle raggiungere elevate posizioni di responsabilità come appunto la Presidenza regionale? “Ho avuto la fortuna di avere dei genitori meravigliosi che mi portavano a visitare musei e mostre  e a scoprire abbazie, castelli, siti archeologici. Da entrambi ho imparato l’amore e l’orgoglio di appartenere al nostro Paese. Al Liceo è accresciuto il mio interesse per la Storia dell’Arte. È stato naturale per me iscrivermi alla sede FAI di Roma e poi di Perugia, ove ho guidato per alcuni anni la locale delegazione. Considerati i risultati ottenuti, mi è stata proposta la Presidenza Regionale che sto reggendo con l’entusiasmo di sempre. Vorrei aggiungere che sono stata sempre convinta di avere un debito verso il mio Paese. Mi ha cresciuta, mi ha formata, mi ha istruita; nel mio DNA – come in quello di tutti gli italiani – vi è un innato senso del bello grazie a tutti i tesori di cui l’Italia è ricca: adoperarmi per la loro conservazione e valorizzazione mi pare sia il minimo che io possa fare per ringraziare e cercare, almeno in parte, di sdebitarmi”.

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