"Ah sì, gli Stati Uniti sono belli, certi paesaggi tolgono il fiato. Ma per avere un po' di cultura l'unica possibilità è l'Europa". Il commento è uno di quelli che può spuntare fuori tipo Pokemon Go nel corso di qualsiasi conversazione. Il problema è che questo assunto sulla proposta-culturale-made-in-Usa non ha fondamento. O meglio: se è vero che dietro ad ogni luogo comune si nasconde una mezza verità , ci sono città americane totalmente atipiche. Io, lo ammetto, mi sono innamorato di Philadelphia. La città della Pennsylvania (costa est), Philly per gli amici, o anche "la città dell'amore fraterno", ha tutto quello che potreste chiedere a una metropoli. Non è troppo grande, quindi è vivibile, propone classico cibo da immaginario americano (la Philly cheesesteak è un'istituzione), ma vi garantisce anche una proposta culturale degna di una capitale europea. Partiamo dalle basi: i musei. Il principale è il Philadelphia Museum of Art che già da solo colloca Phila al top delle city americane (225.000 pezzi esposti) tra cui Botticelli, Pinturicchio, Van Gogh, Monet o Picasso. Fin qui però l'europeo snob potrebbe avere una sensazione di deja vu. Ma prendete quell’europeo e fatelo passare per il museo Rodin (secondo solo al museo di Parigi dedicato allo scultore) e infine fategli sparire quel "sorrisino snob" portandolo alla Barnes Foundation che meriterebbe un articolo a parte e la cui visita è una vera esperienza. La storia è questa: un ricco chimico americano ha fatto i soldi inventando un farmaco per bambini e cercando di spendere al meglio la sua fortuna si è imbattuto quasi per caso nella pittura impressionista francese innamorandosene perdutamente. Ecco, la Barnes Foundation permette di toccare con mano l'amore viscerale e passionale di un uomo per l'arte. Se volete capire come e quanto un quadro o un artista (in questo caso Renoir) possa influenzare l'intera vita di un uomo, non potete non far visita al museo. Il buffo è che se cercate su wikipedia trovate solo un lungo elenco di autori (a dir la verità , impressionante): da Cézanne a Modigliani fino ovviamente a Renoir. Ma fidatevi: la sequela di nomi importanti dice poco o niente. Il museo ripropone fedelmente la disposizione originale dei dipinti nella casa di Barnes, e quindi visitare la fondazione è un po’ come tornare di un secolo agli inizi del '900. Fin qui i principali musei, che però sono (quasi) la cosa più scontata. Philadelphia col passare degli anni ha infatti trasformato l'intera città in un enorme museo. Intanto ospita la più grande collezione di murales degli States (per vederli tutti occorrono giorni). La città ha istituito nel 1984 il Philadelphia Anti-Graffiti Network che aveva come scopo di cancellare dai muri obbrobri senza senso e incentivare invece artisti da tutto il mondo a dipingere opere d’arte sui muri della cittadina. E no, non è ancora finita, perché una legge prevede che hotel e altre strutture commerciali siano obbligati a dedicare parte delle loro finanze a iniziative artistiche. Ad esempio, all’interno dell’elegante The Logan Hotel, potevo girare per la struttura ammirando una serie di installazioni d'arte contemporanea quasi fosse un museo. Considerato che ero partito semplicemente con l’obiettivo di fare il punto sulla convention dei democratici (che si è tenuta a Phila in luglio) parlando con gli organizzatori di politica ed economia, il risultato di questa scoperta è stato emozionante e inaspettato. Spero possa accadere anche a voi.
Manuel Follis